I principali partiti No Euro alle prossime elezioni europee

Marine le PenBeppe Grillo non perde occasione di ribadire quello che, volenti o nolenti, anche i suoi più critici detrattori gli hanno sempre riconosciuto, ovvero la capacità del Movimento 5 stelle di incanalare la rabbia popolare in un solco istituzionale. Lo ha fatto anche ieri sera, nell’ovattato studio di Porta a Porta, dove, seduto di fronte a Bruno Vespa, Grillo ha ribadito che senza il Movimento 5 stelle, le conseguenze della crisi economica sulla malconcia società italiana avrebbero potuto mettere le ali a formazioni e partiti di estrema destra che in Europa rischiano, oltre all’astensionismo diffuso, di essere i protagonisti della tornata elettorale del 22- 25 maggio.

Ma quali e quanti sono questi partiti? E come sono riusciti a raccogliere un così ampio consenso attorno alle loro proposte politiche, (pensiamo alle elezioni amministrative francesi del marzo scorso, che hanno decretato un successo senza precedenti per il partito di estrema destra Fronte National, di Marine Le Pen).

Oltre a una feroce critica alle politiche di austerità, all’uscita dall’euro e a varie formule per bloccare i flussi migratori, in alcuni casi i partiti euroscettici sono riusciti a coalizzarsi tra loro, dando vita a una serie d’intese che, paradossalmente, ne allargano gli orizzonti nazionali su un piano europeo.

È il caso dell’alleanza tra Lega Nord, Fronte National (FN) e Partij voor de Vrijheid (PvdV), il partito della destra olandese di Geert Wilders, che in una recente intervista rilasciata alla televisione russa, ha dichiarato che “l’Unione Europea è un enorme fallimento e, proprio perché milioni di persone voteranno contro questo fallimento, le elezioni di maggio saranno una data storica”.

Se i sondaggi danno il partito di Wilders al 20% in Olanda, nel Regno Unito lo United Kingdom Indipendence party (Ukip) si attesta attorno al 23%. Il partito di Nigel Farage continua a raccogliere consensi, nonostante le accuse di razzismo che sono piovute addosso al leader dopo le sue esternazioni sui romeni che vivono nel Paese. A questa tornata elettorale, secondo alcuni osservatori, lo Ukip potrebbe raddoppiare i suoi eurodeputati, portandoli da nove a 18.

In Austra il Freiheitliche Partei Österreichs (FpÖ) di Heinz-Christian Strache sta raccogliendo ampi consensi attorno a una proposta che miscela conservatorismo, riforme sull’immigrazione e un convinto ritorno alle valute nazionali. La critica rivolta a Bruxelles, è quella di aver voluto costruire un super Stato centralista dalle gambe d’argilla.

In Ungheria è lo Jobbik Magyarországért Mozgalom, il parito del presidente Viktor Orban, ad essere dichiaratemante antieuropeista. Jobbik è passato all’onore delle cronache per la sua impronta antisemita e per l’approvazione di una riforma costituzionale fortemente limitante nei confronti della libertà di stampa e di pensiero.

In Svezia Sverigedemokraterna (Democratici Svedesi), il partito di estrema destra, ha raccolto ampi consensi grazie alla sua politica xenofoba e anti-islamica. Il partito di Jimmie Akesson propone un radicale stop all’immigrazione in un paese che, a seguito della crisi economica e della tensioni sociali, ha vissuto anche momenti di forte tensione nelle periferie di Malmo, la terza città del paese, a seguito della chiusura di una moschea.

Anche il partito filo-nazista greco, Alba Dorata continua a macinare consensi. Dopo l’iniziale boom di voti, il partito aveva preso il 7% alle elezioni politiche, Alba Dorata sembra aver ottenuto ottimi risultati anche al primo turno delle elezioni amministrative ora in corso nel Paese. Questo fatto smentisce clamorosamente il calo di consensi ipotizzato a seguito delle violenze e degli scandali che hanno visto coinvolti alcuni esponenti di partito, tra i quali il leader Nikolas Mikaloliakos, oggi in carcere, accusati di aver messo in piedi un’organizzazione criminale.

I pariti euroscettici alle elezioni del prossimo fine settimana avranno insomma un peso notevole sull’unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini dei 28 Paesi membri e se, come più volte affermato anche da Beppe Grillo e dal Movimento 5 stelle, riuscissero a ottenere i risultati che si auspicano, gli equilibri politici dell’Ue potrebbero cambiare. In alcuni casi radicalmente.

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